In un articolo uscito tempo fa su Psychology Today, Jim Taylor, docente di psicologia all’Università di San Francisco, spiega molto bene come le preoccupazioni eccessive abbiano delle conseguenze negative sulla salute mentale. Perché, se preoccuparsi, nel senso stretto del termine, fa parte della natura umana, perdere il controllo sulle proprie preoccupazioni, sfociando addirittura nelle meta preoccupazioni, può condurre a sviluppare disturbi d’ansia e anche sintomi fisici.
Ma quali sono le preoccupazioni che ci attanagliano più frequentemente e quando sono da considerare patologiche?
Le risposte a queste domande sono il primo passo per risolvere un possibile problema per il quale non esistono soluzioni miracolose, ma che richiede un grande lavoro su se stessi, svolto in autonomia giorno dopo giorno e che, se necessario, può rendere utile il supporto di uno specialista.
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Quali sono le preoccupazioni che generano ansia
Lavoro, figli, famiglia, finanze, autoaffermazione e inclusione sociale sono le maggiori fonti di preoccupazione che interessano la vita quotidiana. A tutto ciò, talvolta, si possono aggiungere stati fisici e di salute particolari ad appesantire ulteriormente la situazione.
È molto importante distinguere le preoccupazioni fisiologiche, ovvero quelle che consentono di risolvere in anticipo (il prefisso “pre” sta proprio per “prima”) problemi reali, da quelle che, per intensità e genere, sono patologiche, per arrivare a individuare, poi, le meta preoccupazioni.
Di cosa ci si preoccupa più spesso e quando le preoccupazioni diventano eccessive?
Nella vita, tutti noi ricopriamo ruoli diversi e ognuno di questi ruoli porta con sé il suo bagaglio di preoccupazioni. Ecco le preoccupazioni più frequenti raggruppate per macro categorie:
- Essere preoccupati per qualcuno: che sia il proprio compagno, un genitore o un figlio, essere in ansia per le persone care, con o senza motivo, è una condizione che si sperimenta molto frequentemente
- Preoccupazioni per il lavoro: di questi tempi, è ancora più normale essere preoccupati per la propria situazione lavorativa: chi è disoccupato, chi ha un lavoro ma teme di perderlo o, ancora, chi non teme di perderlo ma soffre di ansia da prestazione lavorativa e vive con angoscia ogni singolo giorno sul posto di lavoro, nell’ansia di sbagliare
- Preoccuparsi troppo del giudizio degli altri: l’esigenza di far parte di un gruppo è qualcosa di ancestrale. L’uomo primitivo, infatti, era destinato a morire se emarginato dalla società e questo ha lasciato un segno indelebile che fa del bisogno di inclusione un’esigenza quasi primaria. Ecco perché, la voglia di fare bella figura e di impressionare gli altri è del tutto normale. Quando ci si espone a certe situazioni, poi, come un esame o un discorso in pubblico, è prevedibile che la preoccupazione riguardo il giudizio altrui aumenti. Il problema sorge, però, quando ci si preoccupa del giudizio degli altri in situazioni normali della quotidianità, interrogandosi sempre sul da farsi e arrivando, addirittura a mettere in atto strategie di evitamento.
- Preoccupazioni in gravidanza: nonostante la gravidanza interessi un periodo limitato nella vita di una donna, può essere fonte di enormi preoccupazioni, che possono oltrepassare il limite della normalità. Preoccuparsi per la salute del bambino che si porta in grembo è assolutamente normale, tuttavia arrivare a uno stato di preoccupazione cronica può essere nocivo per mamma e bimbo.
Le meta preoccupazioni
Le meta preoccupazioni rientrano decisamente nella sfera delle preoccupazioni non fisiologiche, perché sono innescate dall’ansia e, a loro volta, generano ansia, mantenendo così i sintomi di un disturbo: ecco perché è importante riconoscerle e cercare di allontanarle.
Per capire di cosa si tratta, occorre distinguere le preoccupazioni in:
- preoccupazioni di primo livello: si tratta di preoccupazioni che derivano da un problema o da una sfida reale, come un esame, una prova, un colloquio o un test. Permettono di attivare una certa creatività in grado di attuare strategie risolutive, andare oltre il problema e, infine, far svanire la preoccupazione
- preoccupazioni di secondo livello: sono quelleche non riguardano più il problema o la sfida presente, ma i pensieri e gli stati d’ansia che essi possono creare.
Per capire meglio, facciamo un esempio.
Se uno studente sta preparando un esame e inizia a preoccuparsi di cosa potrà accadere se, davanti al professore, sarà colto da un attacco d’ansia, significa che è in balìa di pensieri di secondo livello, ovvero di meta preoccupazioni.
Si tratta di un pericoloso circolo vizioso che, non solo alimenta l’ansia all’infinito, ma allontana la mente dal problema primario impedendo, dunque, di risolverlo.
Ansia da preoccupazioni: quando la preoccupazione ossessiva si trasforma in patologia
Le preoccupazioni non si vedono e non si toccano ma si fanno sentire con effetti che possono essere devastanti sulla salute psichica e mentale. Ecco i principali problemi che le continue preoccupazioni sono in grado di procurare a mente e corpo.
Preoccupazioni eccessive e disturbi d’ansia
Tutti conosciamo o possiamo facilmente immaginare quanto sia stretto il legame tra preoccupazioni e ansia. Le preoccupazioni generano ansia ma è anche vero che preoccuparsi troppo è un sintomo dell’ansia stessa.
Il disturbo d’ansia generalizzata è forse quello a cui si pensa più facilmente quando si parla di preoccupazioni eccessive. La definizione del disturbo, data dal Manuale MSD, infatti è la seguente:
“Il disturbo d’ansia generalizzata è caratterizzato da ansia e preoccupazioni eccessive per un certo numero di attività o eventi, che sono presenti più giorni ma per un periodo inferiore a 6 mesi”.
Diversamente da quanto avviene in altri disturbi, nel disturbo d’ansia generalizzato, il genere di preoccupazione non è circoscritto e il tema può cambiare nel tempo.
Secondo una ricerca del Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, le preoccupazioni continue e ripetitive hanno un importante ruolo anche nella fobia sociale, cosa che prova, ancora una volta, lo stretto legame tra preoccupazioni e disturbi d’ansia. Attacchi di panico e, nei casi più gravi, la depressione sono altre problematiche psichiatriche che possono insorgere in chi si preoccupa troppo.
I sintomi fisici della preoccupazione cronica
Chi si preoccupa troppo non va solo incontro a conseguenze psicologiche ma l’ansia che deriva dai continui pensieri può avere anche manifestazioni fisiche. L’ansia, infatti, come tutte le emozioni, genera reazioni chimiche che coinvolgono l’intero organismo, rilasciando, ad esempio, ormoni come il cortisolo e l’adrenalina.
Ecco un elenco delle principali manifestazioni fisiche dell’ansia:
- Innalzamento della pressione sanguigna
- difficoltà a deglutire
- senso di vertigine
- secchezza della fauci
- accelerazione del battito cardiaco
- stanchezza cronica
- mal di testa
- difficoltà a concentrarsi
- irritabilità
- dolori e tensioni muscolari
- nausea
- fiato corto e fame d’aria
- sudorazione
- tremori e spasmi
- indebolimento del sistema immunitario
- problemi digestivi e intestinali
- diminuzione della memoria
Vale davvero la pena rischiare la salute fisica e mentale?
Come vincere ansia e preoccupazioni
Il modo migliore per smettere di preoccuparsi è risolvere i problemi e le situazioni che generano le preoccupazioni. Questo può sembrare ovvio, ma la situazione si fa più complessa quando il problema da risolvere non è concreto, perché non riguarda una condizione presente.
Allora, come fare quando si hanno troppi pensieri? Molto probabilmente se le preoccupazioni sono troppe è perché il problema sta soprattutto dentro di sé e non all’esterno, ecco perché può essere necessario un lavoro su se stessi. Capire i meccanismi di preoccupazione e ansia, portare avanti abitudini sane, fare degli esercizi mentali, praticare la meditazione e guardare con maggiore obiettività alle preoccupazioni aiuta a gestirle in modo corretto. Ma, se la situazione è davvero fuori controllo, l’aiuto di uno psicoterapeuta può mostrarsi necessario per uscire dal circolo vizioso di ansia e preoccupazioni.
Esercizi e buone abitudini per liberare la mente dai pensieri eccessivi
Esistono piccole azioni quotidiane che, se praticate con costanza, sono in grado attenuare le preoccupazioni e tenere la mente leggera e concentrata sulla risoluzione di problemi reali. Ecco le più consigliate:
- Seguire una dieta sana per “corazzare” l’organismo contro i sintomi che possono derivare dall’ansia
- Fare esercizio fisico quotidiano per contrastare gli ormoni tipici dell’ansia con quelli del piacere, come le endorfine, rilasciate durante la pratica sportiva
- Trovare una passione che non solo permetta di focalizzare i pensieri su un’attività specifica, distogliendoli dalle preoccupazioni, ma che dia piacere, ottenendo anche una protezione dai sintomi depressivi che possono essere scatenati dalle eccessive preoccupazioni.
Oltre alla pratica di sane abitudini, le preoccupazioni si possono allontanare anche con alcuni esercizi specifici. Quelli consigliati sono moltissimi ma ne abbiamo selezionati solo tre:
- Scrivi le tue preoccupazioni
- Trova un rituale che ti aiuti a innalzare uno scudo mentale tra te e le preoccupazioni. Ognuno trova il suo, ma va applicato quotidianamente: ad esempio, togliersi le scarpe e immaginare che i pensieri lavorativi restino con loro fuori dalla porta di casa è un rituale molto potente
- Quando sei particolarmente preoccupato per qualcosa, prova a ricordare per quante cose ti sei preoccupato nell’ultimo anno: vedrai che ne ricorderai ben poche, eppure ce ne sono state molte! Questo esercizio aiuta a relativizzare l’importanza delle preoccupazioni presenti
- Stabilisci un appuntamento con le preoccupazioni: può sembrare contradditorio, perché gli appuntamenti si fissano con gli amici, non con i nemici! Eppure, un importante studio condotto dalla Penn State University prova l’efficacia di questa strategia. In cosa consiste questo appuntamento? Nel concedersi 30 minuti al giorno, tutti i giorni, per almeno due settimane, in cui concentrarsi esclusivamente sulle proprie preoccupazioni, dando loro spazio di esprimersi, senza contenere le emozioni che ne derivano. Durante questo “incontro” occorre lasciare che la propria creatività conduca a immaginare tutte le conseguenze negative e catastrofiche degli eventi temuti.
L’atteggiamento giusto per fermare le troppe preoccupazioni
A volte il cambiamento si ottiene grazie al modo in cui vediamo le cose, ancor prima di iniziare a cambiarle, anche perché, diciamocelo, non tutto si può cambiare e la tendenza alle preoccupazioni è ben poco modificabile.
Ecco qualche consiglio per imparare a gestire e a vedere le preoccupazioni sotto una luce diversa, riuscendo, così, a minimizzare il loro impatto sulla salute fisica e mentale:
- Quando arriva un pensiero chiediti se la sua risoluzione sia o meno sotto il tuo controllo
- Esamina la preoccupazione, chiedendoti quanto sia probabile che l’evento che ti preoccupa si realizzi
- Chiediti anche quanto realmente negative potrebbero essere le conseguenze della concretizzazione dell’evento che ti preoccupa.
Questi atteggiamenti mentali sono utili ma non sono dei semplici consigli. Essi si basano sugli studi condotti da David Barlow, un importante psicologo americano che ha indentificato le due distorsioni cognitive alla base della tendenza a preoccuparsi in modo eccessivo e a cadere nel circolo vizioso dell’ansia. Queste distorsioni sono la sovrastima del pericolo che porta chi si preoccupa a non valutare in modo oggettivo la reale possibilità di realizzazione dell’evento temuto e la catastrofizzazione, che porta il soggetto ad ingigantirne le possibili conseguenze negative.
Liberare la mente con la meditazione
Il problema delle preoccupazioni è che esse tendono a offrire alla mente una via di fuga dal presente, l’obiettivo della meditazione, invece, è proprio quello di forzare il pensiero a concentrarsi ciò che si decide.
Quando si fanno esercizi di respirazione, ad esempio, non si fa altro che esercitare la mente a focalizzarsi su qualcosa di preciso (in questo caso il respiro stesso), in modo tale da renderci capaci di tornare al presente ogni volta che i pensieri e le preoccupazioni patologiche cercano di portarla altrove. Gli esercizi di meditazione sono moltissimi e fanno capo a molte discipline, come, ad esempio, lo yoga, la mindfulness o il training autogeno.
Indipendentemente dalla filosofia che ispira la tecnica di meditazione, prendere l’abitudine di dedicare 20 minuti al giorno ad allenare la mente a stare nel qui e ora è qualcosa che può davvero aiutare a diminuire le preoccupazioni e a evitarne tutte le conseguenze psicologiche e fisiche.
Liberarsi dalle preoccupazioni eccessive con la terapia cognitivo comportamentale
Quando i pensieri diventano eccessivi, alle preoccupazioni si aggiungono le meta preoccupazioni e i sintomi fisici e psicologici sono tali da portare a una vera diagnosi di disturbo d’ansia, è bene rivolgersi ad un professionista. È probabile che uno psicoterapeuta dia alcuni dei consigli sopra descritti, che potranno, però, essere affiancati a un percorso di terapia cognitivo comportamentale, in grado di fornire risultati tangibili in tempi brevi sul contenimento e sulla gestione delle preoccupazioni.