L’ansia è una reazione di per sé “sana” e del tutto naturale: è un insieme di reazioni cognitive, fisiche e comportamentali che si manifestano per preparare il corpo a reagire di fronte a un pericolo. Quando, però, questo stato si presenta di frequente anche in assenza di una minaccia reale, oppure le reazioni sono spropositate rispetto all’effettiva minaccia da affrontare, probabilmente si ha a che fare con un disturbo d’ansia.

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Definizione e diagnosi del disturbo d’ansia generalizzata

Si può parlare di Disturbo d’Ansia Generalizzata quando ci si trova in un pressoché costante stato di agitazione e preoccupazione, senza che vi siano specifiche motivazioni. Chi soffre di questa patologia non sa indicare le ragioni per le quali si sente spaventato o in agitazione, ma vive in uno stato di perenne allerta che interferisce in modo pesante con la qualità della sua vita. Le preoccupazioni sono costanti e sproporzionate e si riversano in qualsiasi ambito della quotidianità, rendendo difficile prendere decisioni in maniera lucida e obiettiva o concentrarsi sui compiti da svolgere nell’arco della giornata.

Affinché tale disturbo venga diagnosticato e riconosciuto come una condizione patologica, secondo le linee guida dell’American Psychiatric Association devono verificarsi almeno tre delle seguenti condizioni:

  • l’ansia si presenta ogni giorno o quasi ogni giorno per almeno sei mesi;
  • il paziente mostra difficoltà nel controllare la propria agitazione e le preoccupazioni;
  • Sono presenti almeno tre dei seguenti sintomi:
    • senso di agitazione persistente;
    • eccessivo senso di stanchezza;
    • difficoltà di concentrazione e di memoria;
    • irritabilità;
    • tensione muscolare;
    • insonnia o altri disturbi del sonno.

La diagnosi del Disturbo d’Ansia Generalizzata deve quindi essere effettuata da uno specialista ed è il primo, fondamentale passo per riuscire a impostare un percorso terapeutico efficace, che possa eliminare completamente il disturbo e tutti i sintomi ad esso correlati decifrandone il significato.

Le differenze tra ansia e paura

ragazza impauritaDistinguere i disturbi ansiosi dalla semplice paura non è sempre facile: talvolta l’ansia si diffonde poco a poco nella propria vita senza che si riesca a rendersi subito conto che la sua presenza è eccessiva. Dal momento che ansia e paura si manifestano in modo molto simile, la differenza è data prevalentemente dalle cause e dalla frequenza del fenomeno: la paura, infatti, è intesa come una reazione naturale e sana a una minaccia reale, proporzionata alle dimensioni del pericolo.

Al contrario, le reazioni mostrate da chi soffre del disturbo d’ansia generalizzata o di un’altra forma di ansia sono completamente sproporzionate ed eccessive, oppure addirittura slegate ad una causa chiaramente riconoscibile: tutto può divenire eccessivamente spaventoso, i pericoli sembrano essere ovunque, o addirittura non si riesce a capire perché si prova questo senso di paura diffusa.

 

Le differenze tra ansia e preoccupazione

Anche il confine tra ansia e preoccupazione può essere molto sottile: i sintomi sono simili e talvolta anche le cause. Mentre la preoccupazione, però, è strettamente legata ad alcuni pensieri, l’ansia si estende andando a influenzare molti aspetti della vita della persona.

Inoltre, i pensieri che scaturiscono dalla preoccupazione sono solitamente volti a trovare una soluzione, mentre i pensieri figli dell’ansia seguono strade diverse: sono più focalizzati sulle sensazioni negative, sul timore, sull’anticipazione di conseguenze catastrofiche, plausibili o no.

Le preoccupazioni, a differenza delle ansie, solitamente hanno una durata temporale limitata, in base al tipo di situazione che le genera. In generale, comunque, non compromettono la capacità di lavorare ed essere produttivi e concentrati, mentre l’ansia va a rendere molto più difficile la focalizzazione su qualsiasi cosa non sia la paura, accompagnandosi a sintomi come una scarsa capacità di memorizzazione, fatica a concentrarsi, un senso di stanchezza e spossatezza che fa apparire ogni compito come più gravoso di quanto non sia davvero.

Quando ci sono dei disturbi d’ansia in corso, per la persona che ne soffre è molto difficile mantenere un atteggiamento sufficientemente lucido e razionale da poter distinguere quali preoccupazioni sono fondate e quali, invece, sono ingrandite e accompagnate da reazioni spropositate a causa della malattia.

I disturbi d’ansia più diffusi

Il disturbo d’ansia generalizzato non è l’unica forma di disturbo ansioso che può colpire una persona. Saper riconoscere le varie forme d’ansia è importante per poter impostare la terapia più idonea: l’ansia, infatti, può legarsi anche a fobie specifiche ed essere circoscritta a determinate situazioni.

La fobia sociale

Una delle forme d’ansia più diffusa è la fobia sociale, ovvero il timore di affrontare situazioni sociali, che possono essere intese sia come situazioni nelle quali è necessario parlare in pubblico o interagire con un gran numero di persone, sia come situazioni nelle quali invece si deve interagire con un numero molto ristretto di persone.
La fobia sociale si manifesta con il forte timore di essere giudicati negativamente o derisi, di fare figuracce di fronte ad altre persone tramite comportamenti inappropriati, di apparire goffi o fuori luogo. È un disturbo che frequentemente si manifesta per la prima volta in giovane età: i primi segni possono essere riconosciuti già nei bambini e negli adolescenti.

Questo disturbo non si manifesta soltanto nelle situazioni complesse, quando ad esempio si deve tenere un discorso in pubblico, ma anche quando le azioni da compiere sono semplici e quotidiane: entrare in una stanza, chiedere informazioni, interagire con i colleghi possono diventare tutte situazioni fonte di agitazione e stress.
Chi soffre del disturbo di ansia sociale si trova a temere in particolar modo di mostrare i segni del proprio disagio. A sua volta, questa preoccupazione fa crescere l’agitazione e di conseguenza anche i sintomi fisici dell’ansia diventano più evidenti, in un circolo vizioso che rende molto difficile liberarsi dall’ansia.

Le esperienze negative, infatti, forniscono una conferma del fatto che soffrire di una sindrome d’ansia sia giustificato: così, più si sperimentano situazioni che fanno sentire a disagio, più forte sarà l’ansia all’idea di dover rivivere momenti simili.
Allo stesso modo, vivere esperienze positive consente di ridurre l’ansia e l’agitazione prima di dover affrontare una nuova situazione sociale.

Attacchi di panico e agorafobia

Una manifestazione particolarmente intensa dei disturbi d’ansia è quella degli attacchi di panico. Si tratta di episodi che si manifestano con sintomi fisici molto violenti e che si accompagnano alla paura di impazzire o morire.
Solitamente l’attacco di panico insorge in modo inaspettato: non sempre, infatti, è preceduto da altri sintomi o da una stato di particolare agitazione. Proprio perché l’attacco di panico arriva all’improvviso, ad esso si accompagna al timore che possa colpire in qualsiasi momento:
per questo può portare a sviluppare anche agorafobia, ovvero la paura di trovarsi spazi aperti affollati comunque in spazi privi di vie di fuga.
L’attacco di panico può essere molto invalidante non solo perché i suoi episodi si manifestano con sintomi molto intensi, ma anche perché si porta dietro il timore di non poter più avere il controllo sul proprio corpo. La persona che ne è affetta non si sente più libera, inizia a evitare situazioni sociali e a limitare la propria vita per paura di essere colto da un attacco di panico mentre si trova al lavoro, fuori casa, in mezzo ad altre persone. La paura degli attacchi di panico diventa così motivo di isolamento.

I principali sintomi dell’attacco di panico sono:
• rossore al viso e talvolta all’area del petto;
• capogiri, sensazione di stordimento, debolezza con impressione di perdere i sensi;
• parestesie, formicolii o intorpidimenti nelle aree delle mani, dei piedi e del viso;
• difficoltà respiratoria, tecnicamente definita dispnea o soffocamento;
• aumento della sudorazione oppure brividi, legati a repentini cambiamenti della temperatura corporea e della pressione;
• nausea, sensazioni di chiusura alla bocca dello stomaco o di brontolii intestinali;
• tachicardia o palpitazioni, spesso associati a dolori al torace;
• tremori, scatti improvvisi o spasmi;
• nevrosi, paura di perdere il controllo;
• paura di impazzire;
• non appartenenza alla realtà, derealizzazione;
• osservare dall’esterno cosa accade al proprio corpo,
• depersonalizzazione;
• timore di non riuscire a gestire qualcosa di terribile in arrivo
• paura o convinzione di essere sul punto di morire;
• crisi di pianto.

Fobie specifiche

I disturbi d’ansia possono manifestarsi anche attraverso fobie specifiche, come la paura dell’altezza (acrofobia), la paura degli spazi chiusi (claustrofobia), la paura dell’abbandono, oppure timori legati ad animali specifici come ragni o insetti.
Chi soffre di queste fobie vive gli attacchi d’ansia sia quando si trova a diretto contatto con ciò che scatena la sua fobia, sia al solo pensiero: non è raro, infatti, che i sintomi dell’ansia si manifestino sotto forma di ansia anticipatoria, soltanto sapendo di dover affrontare la situazione temuta.

L’ansia può spingere ad evitare del tutto ciò che genera fobie (capita spesso che, se queste fobie riguardano l’ambito medico, chi ne soffre rimandi all’infinito esami e visite anche sapendo di averne necessità).

Quando la situazione non è evitabile, l’ansia si può manifestare in modo violento, fino a dare origine ad attacchi di panico. La terapia per il superamento di queste fobie è diversa, ad esempio, da quella adatta a chi soffre di disturbo d’ansia generalizzato: ecco perché la necessità di una diagnosi specifica è il primo passo verso la risoluzione del disturbo.

Il disturbo ossessivo – compulsivo

Anche il disturbo ossessivo – compulsivo rientra tra i disturbi d’ansia. Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato da pensieri, immagini o impulsi ricorrenti che innescano ansia o disgusto e “obbligano” la persona ad attuare azioni ripetitive materiali o mentali per tranquillizzarsi. Chi ne soffre non riesce a controllarsi e a sottrarsi a queste azioni.

Si possono distinguere due componenti principali di questo disturbo d’ansia: da una parte vi sono le ossessioni, ovvero pensieri radicati che, pur non avendo fondamento razionale, la persona avverte come intrusive e non riesce a sottrarsene. Si può avere un’ossessione per i germi, o per il timore di farsi male, o ancora altre infinite paure che non trovano riscontro in un pericolo reale.

Alle ossessioni, il paziente risponde con le compulsioni, ovvero dei comportamenti o dei gesti rituali che la persona sente di dover assolutamente compiere per placare le compulsioni e lo stato di agitazione. Senza questi gesti, infatti, si ha la sensazione di non potersi liberare del pensiero ossessivo o mettersi al riparo dal pericolo e la tensione continua a crescere.

Individuare le cause dei disturbi d’ansia

Il disturbo d’ansia generalizzato e le altre tipologie di disturbi d’ansia qui descritti solitamente insorgono in giovane età: i primi sintomi si manifestano tra l’adolescenza e i 30 anni, al contrario di altre forme d’ansia come l’ansia reattiva derivante da stress post traumatico, che possono manifestarsi in qualsiasi momento in seguito ad eventi particolarmente traumatici.

Ma se non è possibile individuare una singola causa scatenante, ovvero un particolare evento o trauma, dove risiede l’origine di questo disturbo?
In realtà, diversi fattori possono concorrere alla sua insorgenza. I principali fattori di rischio sono:

ragazza ansiosaPredisposizione caratteriale: in parte il nostro temperamento è innato, pertanto esiste una predisposizione naturale in alcuni individui a sviluppare ansia. Ciò non significa che tutte le persone naturalmente introverse saranno soggette ad ansia, ma che in compresenza di altri fattori influenti anche la predisposizione caratteriale aumenta le possibilità che nel corso della vita si debbano fare i conti con un disturbo d’ansia.

Fattori ambientali: una predisposizione naturale che deriva in parte dalla cultura, in parte dal modo in cui si è stati educati ad affrontare le paure e le preoccupazioni può influenzare l’insorgenza dei disturbi d’ansia generalizzata.

I modelli comportamentali, infatti, possono favorire un temperamento già di per sé introverso, con timidezza e timore nell’esplorare il mondo.
Fattori ereditari: diversi studi scientifici hanno dimostrato che se si hanno genitori che soffrono di un disturbo d’ansia, sarà più probabile svilupparne uno a propria volta. In questo processo intervengono sia i modelli comportamentali visti in precedenza, sia una vera e propria predisposizione genetica.

Esperienze traumatiche: abbiamo visto che raramente il disturbo d’ansia insorge solamente per una causa esterna, come un evento particolarmente traumatico. Tuttavia, può essere proprio un’esperienza negativa a influenzare le prime manifestazioni dei sintomi: è il caso dei disturbi d’ansia insorti nei bambini o negli adolescenti in seguito ad episodi di bullismo o a esperienze relazionali negative.
Queste esperienze, infatti, fanno insorgere una preoccupazione riguardo a simili eventi futuri, predisponendo così la persona a vivere in modo traumatico anche l’esperienza successiva. Le preoccupazioni in questo modo trovano giustificazioni e l’ansia si radicalizza.

Individuare le cause dei disturbi d’ansia è importante perché agire su di esse è l’unico modo per mettere in atto una terapia davvero efficace. In caso contrario, tutto ciò che si potrà fare è agire sui sintomi, arginandoli temporaneamente e lasciando sempre spazio all’ansia di tornare a manifestarsi, minando la qualità della vita.

Come si manifestano i disturbi d’ansia: i sintomi mentali

Le manifestazioni dell’ansia possono comprendere una serie di sintomi mentali, fisici e comportamentali che possono manifestarsi parzialmente oppure tutti insieme. Spesso sono proprio i sintomi fisici a far sospettare la presenza dei disturbi d’ansia: quando l’ansia insorge in modo graduale, infatti, si può essere portati a sottovalutare il problema, incolpando fattori esterni come unica causa delle proprie frequenti preoccupazioni.

I più frequenti sintomi mentali dell’ansia sono:
• Sentimento di apprensione, sensazione di dover affrontare una minaccia
• Difficoltà di concentrazione
• Tensione
• Tendenza ad anticipare eventi negativi
• Irritabilità
• Agitazione
• Tendenza a cercare segni di pericolo
• Sensazione di testa vuota.

I sintomi fisici del disturbo d’ansia

Anche i sintomi fisici dell’ansia possono presentarsi con intensità e durata differente da persona a persona o anche da episodio a episodio, fino ai picchi più acuti che sfociano negli attacchi di panico. Individuare i sintomi fisici dei disturbi d’ansia non è sempre facile, perché siamo portati a cercare una causa organica per ogni anormalità che coinvolge il nostro corpo.

Solitamente, la diagnosi dei disturbi d’ansia passa proprio attraverso una serie di esami che mirano a escludere la possibilità che i sintomi fisici siano segni di patologie a carico dell’organismo, anziché manifestazioni dello stato mentale.

Per aiutarti a capire se i sintomi che stai sperimentando sono correlati all’ansia, prova a prestare attenzione al momento della loro insorgenza (provi questi sintomi quando ti senti particolarmente agitato? Oppure in situazioni specifiche?) e alla loro compresenza (se manifesti più di uno di questi sintomi che compaiono e svaniscono in contemporanea, probabilmente sono accomunati da un’origine ansiosa).

Questi sono i sintomi più comuni dei disturbi ansiosi:
• tensione
• tremore
• sudore
palpitazione
• aumento della frequenza cardiaca
vertigini
• nausea
• formicolii alle estremità ed intorno alla bocca
• derealizzazione e depersonalizzazione.

A seconda della loro frequenza e intensità, questi sintomi possono interferire in modo pesante con la vita quotidiana. Per questa ragione, spesso si è portati a cercare dei rimedi e delle cure che possano risolverli in tempi brevi. È bene ricordare, però, che si tratta di sintomi e che vanno trattati come tali: l’unico modo per risolverli in via definitiva è quello di risolvere la causa, dunque combattere il disturbo d’ansia che li provoca.

Come il disturbo d’ansia influenza i comportamenti

Si parla di carattere invalidante dei disturbi d’ansia perché i loro sintomi rendono difficile svolgere le normali attività quotidiane, ma non solo: l’ansia si ripercuote anche sui comportamenti, che possono essere alterati dai pensieri e dalle continue preoccupazioni, andando a minare la qualità delle relazioni interpersonali.

Il principale sintomo comportamentale è l’evitamento: la persona che soffre d’ansia tende ad evitare tutte le situazioni che gli provocano agitazione e disagio. Così, esami medici vengono rimandati all’infinito anche se si è consapevoli della loro utilità, le situazioni sociali vengono evitate e ci si chiude in se stessi, assumendo un atteggiamento iperprotettivo nei confronti di se stessi e delle persone per le quali si nutrono dei timori.
Il proprio mondo diviene sempre più piccolo, mentre l’ansia diviene sempre più grande.

Cos’è e come avviene la somatizzazione dell’ansia

Talvolta capita che, a fronte di un disturbo psichico, la persona che ne soffre comincia ad accusare dei sintomi fisici. In questi casi quindi, stati d’animo alterati, pensieri sconnessi, comportamenti ossessivi, per esempio, o quant’altro, cedono spazio a dolori fisici di vario tipo e in diverse aree del corpo: cefalee o dolori agli arti o in altre parti, affanno e affaticamento o ancora delle disfunzioni dell’apparato gastrointestinale (nause, vomito, diarrea, ecc.). Quando si assiste ad una situazione di questo tipo è possibile parlare di somatizzazione, o disturbo somatoforme oppure di ansia somatizzata.

Sintomi fisici di questa natura non devono essere presi sottogamba. Spesso capita di incorrere in casi clinici di persone che manifestano dolori così intensi da compromettere il buon svolgersi della loro vita.
È doveroso premettere che nel corpo umano sussiste uno stretto legame tra la mente e tutto il resto del corpo, in particolare lo stomaco.

ragazzo depressoQuesto profondo legame fa in modo che in certi casi si manifestino determinati disturbi dei quali diventa difficile interpretare l’origine. Capire se un dolore o una patologia siano causati da un malfunzionamento organico oppure se siano conseguenza di un problema psicologico non è semplice e, spesso, le cause psicologiche vengono prese in considerazione dal paziente solo dopo aver escluso ogni altra possibile causa di tipo organico.

Si prenda come esempio uno studente in ansia per un esame, o più in generale per la scuola, che viene colpito da attacchi di vomito. Oppure a una persona che, messa di fronte ad un forte stress emotivo (es. lutto, divorzio) sviluppa cefalee o tachicardia e palpitazioni.

In questi casi non esistono cause organiche alla fonte del malessere: il vomito dello studente non è dovuto ad un virus o a un pasto non propriamente sano, così come il mal di testa o la tachicardia nel caso dell’altra persona non sono causate da problemi cerebrali o cardiaci. Sono invece frutto di uno stato di squilibrio psicologico, di uno stress, che la mente umana riflette sul resto del corpo.
In presenza di una situazione di questo tipo può diventare complesso da parte del medico raggiungere una corretta diagnosi in tempi brevi. È logico pensare che il medico cercherà in prima istanza di capire l’origine organica, per esempio, di un dolore addominale. L’ipotesi della causa psicologica, o somatizzazione, sarà espressa soltanto dopo aver escluso ogni possibilità di origine fisica del male.

Tramite lo studio delle casistiche sono state riconosciute alcune condizioni necessarie al fine del riconoscimento come tale del Disturbo di Somatizzazione:
• i primi sintomi si devono presentare prima del compimento del trentesimo anno d’età;
• i dolori persistono per periodi molto lunghi, mesi o nella peggiore delle ipotesi anche anni;
• il paziente non dovrà mostrare alcun segno di una causa organica all’origine del disturbo.

Le persone affette da Disturbo di Somatizzazione non è raro che sviluppino anche una serie di problematiche strettamente legate alla sfera socio-comportamentale, che possono potenzialmente mettere a rischio vari aspetti della vita di tutti i giorni.

Gli esempi che si verificano con maggior frequenza sono le molte assenze da scuola o dal lavoro, una evidente carenza di produttività e di difficoltà di apprendimento, problemi nei rapporti interpersonali la famiglia o gli amici, specialmente nel caso in cui il soggetto non ha mai dato segni di tali comportamenti. Si può giungere, in casi estremi, a comportamenti eccessivi e lesivi per l’incolumità altrui o la propria.

I sintomi più diffusi della somatizzazione dell’ansia

I più diffusi sintomi della somatizzazione vanno a occupare diverse aree della sfera organica dell’uomo: in certi casi anche nello stesso momento è possibile accusa dolori in zone del corpo completamente sconnesse tra loro.

Somatizzazione dell’ansia allo stomaco: Lo stomaco si comporta in un certo qual modo alla stregua di un secondo cervello. Con un costante scambio di impulsi, lo stomaco comunica con il sistema nervoso centrale condizionando il cervello e viceversa. Inoltre esiste una fortissima connessione tra la condizione della flora batterica intestinale e l’umore: per questo è frequente che l’ansia si manifesti con mal di stomaco o altri sintomi a carico dell’apparato digerente.

I sintomi più frequenti derivanti dalla somatizzazione dell’ansia allo stomaco sono:
• alterazioni della motilità del tubo digerente che come effetto possono avere stitichezza, diarrea o digestione lenta.
• Aumento della sensibilità della mucosa gastrica fonte disturbi dell’appetito e mal di stomaco.
• Aumento della permeabilità delle pareti intestinali, da cui deriva la riduzione della capacità di assorbimento dei nutritivi e l’aumento del rischio di interazione con tossine o sostanze irritanti per l’intestino stesso.
• Compromissione della capacità di rigenerazione delle pareti intestinali e riduzione del flusso del sangue nelle pareti del tubo digerente.
• Alterazione della flora batterica intestinale e destabilizzazione della corretta funzionalità dell’intestino.
• Eccessiva produzione dei succhi gastrici che genera acidità, reflusso gastroesofageo e infiammazioni dell’esofago, fino alla possibilità di sviluppare gastrite nervosa.
• Nausea accompagnata da fastidiosi attacchi di vomito da stress.

Somatizzazione dell’ansia alla gola: La somatizzazione dell’ansia alla gola può essere interpretata come una difficoltà a esternare a parole i propri pensieri. Si manifesta con il cosiddetto nodo alla gola, conati di vomito o una sensazione di costrizione. Il nodo alla gola può dare l’idea di avere qualcosa incastrato in gola che ci impedisce di deglutire e che fa insorgere il timore di soffocare. Frequenti episodi di questo tipo possono spianare la strada alla paura costante di soffocare quando si mangia o beve e può far sentire alla persona la continua necessità di deglutire.
Il senso di costrizione è dato invece dalla chiusura della faringe come risposta a un attacco di ansia. Possono sopraggiungere conati di vomito slegati dall’apparato gastro intestinale ma come reazione istintiva nell’intento di allentare la tensione muscolare, ossia la costrizione.

Somatizzazione dell’ansia alla testa: Uno dei più frequenti effetti negativi che l’ansia esercita a livello organico sul corpo umano sono riferiti alla testa. Spesso l’ansia alla testa si manifesta come una cefalea tensiva o sotto forma di emicrania pulsante. Non è raro che il dolore si espanda poi verso orecchie, bocca, occhi e collo.

Solitamente le cause della somatizzazione dell’ansia alla testa vanno cercate in uno stile di vita della persona sofferente estremamente votato alla cerebralità, alla tendenza a razionalizzare qualunque aspetto della propria esistenza. Si tratta di persone che mettono inconsapevolmente in atto un costante rimuginio su quello che è successo o succederà, che esercitano un eccessivo controllo su se stessi e sugli altri, che tendono ad organizzare nei minimi particolari tutti gli aspetti della propria vita e di quella altrui.

Sono persone che impongono forti limiti al proprio istinto e alla possibilità di improvvisazione: l’uscire da uno schema già prestabilito porta ad una destabilizzazione nella psicologia della persona, che vede venire a mancare l’equilibrio e il senso di controllo e sicurezza che i suoi processi mentali hanno stabilito.

Somatizzazione dell’ansia agli occhi: Abbiamo visto che la testa può somatizzare gli effetti dell’ansia in forma di cefalea ed emicrania. Questi dolori possono evolvere ed espandere la loro azione negativa anche sugli occhi provocando dolori alle palpebre, come una forte sensazione di affaticamento, ma anche temporanei cali della vista. Oltre a questi dolori di riflesso l’ansia può anche arrivare ad intaccare direttamente gli occhi e gli effetti che più comunemente si ripercuotono sulla vista sono:

• aumento della sensibilità alla luce;
• visione sfocata ad intervalli;
• comparsa improvvisa di lampi di luce;
• riduzione della vista periferica, o visione a tunnel, che limita la larghezza del campo visivo;
• visione effetto neve: comparsa, costante o meno, di una serie di puntini bianchi simili alla neve.

Somatizzazione dell’ansia alle gambe e dolori muscolari: l’ansia è il modo che il nostro cervello usa per preparare il corpo alla fuga verso la salvezza. Questo avviene con una contrazione dei muscoli che si preparano allo scatto. Se però consideriamo che quello che viene interpretato come pericolo non necessariamente è un ostacolo fisico da superare, ma può essere anche frutto di un’errata interpretazione originata dall’ansia, in questo caso allora la fuga vera e propria non si concretizza e i muscoli rimangono contratti.

La muscolatura però viene correttamente ossigenata attraverso un meccanismo di continue contrazioni e successivi rilasci. Quando, come in questo caso, il rilascio non avviene, il muscolo “non respira” e va in asfissia. Questa mancanza di ossigeno causa la formazione di tossine che danno poi origine al dolore muscolare. Oltre alle gambe, le altre zone del corpo che risentono maggiormente del dolore in conseguenza all’ansia sono la schiena, il rachide cervicale e il lombare.

In relazione alla somatizzazione dell’ansia nei dolori muscolari diffusi va aggiunto anche un appunto sulle abitudini posturali della persona. Stress e ansia infatti, irrigidendo la muscolatura, possono anche far sì che la persona inconsciamente adotti delle posture scorrette. Per esempio, un soggetto che lavora al computer si adagerà sulla scrivania in una posizione ricurva, richiudendosi tra le spalle. Va da sé che posizioni scorrette come questa, se mantenute per periodi lunghi, non possono che peggiorare la situazione di contrazione muscolare e amplificare i dolori derivanti.

Come combattere l’ansia: cure, terapie e rimedi naturali

Esistono diverse strade percorribili per il trattamento e la cura dei disturbi d’ansia. In particolare parliamo di cure farmacologiche, percorsi psicoterapici e non ultimi anche una serie di rimedi naturali. Attenzione però! Queste tre strade non devono assolutamente essere intese come alternative sostituibili tra di loro.

Innanzitutto è bene precisare che, nel caso si sospetti di avere dei sintomi che possono far pensare a un disturbo ansioso, la prima cosa da fare è senz’altro consultare il medico ed evitare nel modo più assoluto le autodiagnosi. I disturbi d’ansia non sono da sottovalutare e prendere sottogamba, sono a tutti gli effetti delle patologie e in quanto tali devono essere curate da un medico specialista.

Terapie psicologiche per sconfiggere il disturbo d’ansia

psicoterapiaLa psicoterapia è il primo passo per arginare il disturbo. Esistono diversi tipi di percorsi psicologici mirati, con funzioni e obiettivi diversi

La psicoterapia cognitiva tradizionale, secondo la quale i nostri pensieri sono in grado di influenzare comportamenti ed emozioni. Andando a scovare quali sono i pensieri ricorrenti alla base di atteggiamenti e stati d’animo negativi si fa in modo di modificare i processi mentali che guidano la reazione a determinati eventi, portando a livelli più alti l’umore della persona.

La psicoterapia cognitivo comportamentale, tramite la quale il medico cerca quali relazioni sussistono tra emozioni, pensieri e comportamenti, poiché dai processi che coinvolgono questi elementi nascono gli stati ansiosi. L’ansia, infatti, non viene causata dall’evento esterno, bensì nel modo in cui reagiamo ad esso. Secondo questo principio, lo specialista aiuterà il paziente a modificare alcuni suoi comportamenti e pensieri per ridurre l’effetto negativo che essi esercitano sulle emozioni e sulla stabilità psichica.

La terapia psicodinamica ruota attorno all’idea che il problema del paziente sia stato scatenato da situazioni, solitamente negative, che lo hanno coinvolto e in qualche modo condizionato, dei conflitti sospesi che non hanno mai visto né soluzione né uno sfogo. Tramite la terapia si cerca di identificare tali avvenimenti e si aiuta la persona ad affrontarli per poterli superare. La terapia psicodinamica si svolge lungo un percorso di durata breve ma molto più intenso rispetto agli altri metodi visti.

Ansia e terapie farmacologiche

Di norma per il trattamento dei disturbi d’ansia si ricorre alla somministrazione di ansiolitici (benzodiazepine) e antidepressivi, farmaci cosiddetti inibitori della ricaptazione della serotonina.

Benzodiazepine: sono considerate il trattamento più indicato per il controllo rapido dell’ansia. Sebbene la loro efficacia nel trattamento dell’ansia sia comprovata rimangono farmaci molto delicati in quanto possono essere responsabili, quando l’uso è prolungato, di una serie di effetti collaterali. Inoltre l’interruzione improvvisa dell’assunzione di benzodiazepine può causare reazioni quali irritabilità, tremori, ansia, insonnia, sudorazione. Il loro uso, quindi, deve essere vincolato al trattamento dei sintomi per breve tempo e sempre in concomitanza con un percorso psicoterapeutico.

Antidepressivi: sono spesso identificati come i farmaci primari nel trattamento dell’ansia, ma anche in questo caso l’unico modo per ottenere risultati concreti e duraturi nel tempo, limitando gli effetti collaterali, è necessario assumerli sotto controllo medico e nell’ambito di un adeguato percorso psicoterapeutico.

I rimedi naturali contro il disturbo d’ansia

Per il trattamento dell’ansia è stato dimostrato che anche il ricorso ad alcune discipline olistiche, praticate con costanza, può fornire un grande supporto. Gli esempi più eclatanti che si possono citare sono tutte quelle pratiche che negli ultimi anni hanno assunto un carattere vagamente commerciale ma che se condotte correttamente funzionano. Ci riferiamo in particolar modo allo yoga, il tai chi, lo shiatsu ma anche l’agopuntura.
Quest’ultima merita però un attenzione particolare perché, a differenza delle altre discipline elencate, ad oggi è stato oggettivamente riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come metodo efficace per la cura di diversi disturbi.

Meditazione e tecniche di rilassamento mirate possono offrire supporto nel trattamento dell’ansia.

Training Autogeno: una pratica molto diffusa che, mediante lo svolgimento di specifici esercizi di concentrazione focalizzati su determinate zone del corpo, stimola il rilassamento psicofisico del paziente.

Meditazione Mindfulness: aiuta a limitare il flusso continuo di pensieri negativi e contrastare i sintomi dell’ansia, aumentando l’efficacia della terapia psicologica. Focalizzando l’attenzione su ciò che è “qui ed ora”, ovvero la percezione del momento presente, la meditazione aiuta a distogliere l’attenzione dal rimuginìo ossessivo e continuo che spesso amplifica i sintomi dell’ansia stessa.

Massaggi: trattamenti specifici antistress possono essere un rimedio, riescono ad allentare le tensioni muscolari e favorire il rilassamento.

Agopuntura: L’agopuntura nasce in oriente ed è un caposaldo della medicina tradizionale cinese secondo la quale il corpo degli esseri viventi è attraversato da alcuni canali, detti meridiani, attraverso i quali fluisce l’energia vitale Qi. Quando lo scorrere di questa energia si interrompe, l’equilibrio generale dell’organismo viene a mancare e insorgono così malattie e disturbi vari.

L’agopuntura è utile per contrastare sia i sintomi fisici dell’ansia, come dolori diffusi di tipo muscolare o articolare, sia i sintomi mentali, svolgendo un effetto rilassante simile a quello prodotto dalle tecniche di rilassamento e di meditazione.
Agendo su determinati punti del corpo, distribuiti lungo i suddetti meridiani, per mezzo dell’inserimento di appositi aghi, si va a ripristinare il corretto flusso dell’energia ed eliminare il malessere. La più evidente differenza con la medicina occidentale tradizionale è l’assenza della somministrazione di qualsiasi tipo di sostanza, naturale o sintetica che sia.

agopunturaInfatti secondo la medicina cinese le capacità di guarigione sono innate nell’organismo, vanno solo stimolate per essere attivate. La medicina occidentale ancora non ha certezze circa i reali principi di funzionamento dell’agopuntura, anche se un team di ricercatori dell’istituto di Los Angeles LA BioMed ha scoperto che l’inserzione degli aghi stimola nell’organismo il rilascio di monossido di azoto, il quale aumenta il flusso sanguigno e favorisce il rilascio di sostanze analgesiche.

L’agopuntura può essere d’aiuto favorendo anche la distensione della muscolatura: alleviando la tensione i sintomi dello stress si affievoliscono.

Attività fisica: In presenza di dolori muscolari da somatizzazione dell’ansia un aiuto concreto può giungere dall’adottare delle sane abitudini motorie. Trovare uno sport, non necessariamente competitivo è molto utile. È fondamentale lanciarsi in un’attività che piaccia: corsa, camminata, nuoto o anche una semplice pedalata, praticata con regolarità, può favorire la produzione di quei neurotrasmettitori come le endorfine e la noradrenalina che fungono da analgesici e controllano i livelli dell’umore.

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